27.10 | 09.02
Museo Diotti, Via Formis n.17 – Casalmaggiore (CR)
La Piazza Grande
Dagli slarghi medioevali all’attuale Piazza Garibaldi
Cuore della città e collettore delle principali arterie stradali, luogo deputato agli scambi sociali e commerciali, teatro degli eventi più importanti della comunità e della rappresentazione del potere, la piazza svolge un ruolo essenziale nell’impianto urbano, nella vita e nell’immaginario dei suoi abitanti ed è spesso la migliore carta di presentazione per chi vi giunge da fuori. La mostra, focalizzata sull’attuale Piazza Garibaldi di Casalmaggiore e sui principali edifici che vi si affacciano, intende esplorare la sua storia e il sedimentarsi di immagini intorno ad essa, fra cartografia, stampe e fotografia, nonché l’emergere, soprattutto nel ‘900 di un vero e proprio immaginario affidato inizialmente alle immagini da cartolina, poi diversamente interpretato da artisti quali Tommaso Aroldi, Goliardo Padova, Aldo Mario Aroldi e soprattutto Mario Pozzan.
Attraverso documenti cartografici, calcografici e fotografie storiche viene illustrato l’aspetto delle prime piazze di Casalmaggiore, e soprattutto della Piazza Grande intitolata a Garibaldi. Ampio spazio è dedicato al palazzo pubblico e alle sue trasformazioni nel tempo, oltre che ai temi del mercato e della fiera. Più in generale, la Piazza viene vista come sintesi di funzioni e attività urbane legate al terziario e in particolare al commercio, all’istruzione, all’assistenza, al credito, alle comunicazioni e alla pubblica amministrazione. Le storiche entrate principesche, le sfilate e i raduni del regime fascista, fino alle manifestazioni più recenti, vedono la Piazza quale teatro di tutti i principali eventi pubblici della città. Nella quotidianità la Piazza resta il luogo dell’autorappresentazione della socialità, di cui attenti fotografi e pittori costruiscono la memoria.
Le opere esposte appartengono alle collezioni civiche (Museo Diotti, Scuola di disegno “Giuseppe Bottoli”, Archivio fotografico della Biblioteca “A.E.Mortara”) e a collezioni private.